Nicola ha 28 anni, si è laureato in Economics&Finance alla Federico II, ed oggi lavora presso KPMG, una delle Big Four della consulenza, come Senior Consultant con un contratto a tempo indeterminato.
Partiamo con la parte che interessa maggiormente a noi studenti. Quale percorso hai intrapreso e perché?
Dopo il liceo ho deciso di iscrivermi alla Laurea Triennale in Economia e Commercio perché, documentandomi sul percorso di studi e i possibili sbocchi lavorativi, ho ritenuto che fosse il corso di Laurea più adatto per le mie capacità. La mia idea iniziale era di intraprendere la libera professione di commercialista: idea tramontata dopo un’esperienza di tirocinio durante la triennale su uno studio di dottori commercialisti. Ho ritenuto dunque di trovare un corso di laurea che mi permettesse di migliorare la conoscenza della lingua inglese e che fosse molto quantitativo: ciò mi ha portato ad iscrivermi alla Laurea Magistrale in Economics and Finance (LMEF).
Dal tuo Linkedin leggo che la magistrale che hai scelto è completamente erogata in lingua inglese. Quanto pensi sia importante avere una laurea con un “respiro internazionale”?
Esattamente, come dicevo ho frequentato il corso di Laurea Magistrale in Economics and Finance che è interamente in inglese con professori che insegnano anche in altre università europee o americane. Credo sia importante, se si ha la possibilità di farlo ed è un corso di Laurea ben strutturato come LMEF, di frequentare e conseguire un titolo (che sia magistrale o master) con un appeal internazionale. Mi ha aiutato non solo nella crescita accademica ma anche personale e mi ha agevolato nei mesi in cui ho lavorato all’estero per KPMG ad inserirmi in un contesto lavorativo e culturale differente da quello a cui ero abituato.
Durante il percorso magistrale hai scelto di trascorrere un anno in Erasmus. Cosa ti ha spinto a partecipare a questo scambio internazionale? Lo consigli?
Sono stato in Erasmus in Germania, a Mannheim, e la scelta è stata soprattutto dovuta alla struttura del corso di laurea scelto che prevede per gli studenti un periodo di formazione all’estero. All’inizio ero abbastanza scettico, ma poi è stata tra le esperienze più importanti della mia vita: la mia prima volta lontano da casa e al di fuori della mia comfort zone, in un paese dove all’inizio non conoscevo nemmeno una parola della loro lingua. Tutto questo mi ha spaventato inizialmente ma mi ha fatto maturare tanto. Consiglio a tutti coloro che ne hanno la possibilità di partecipare allo scambio Erasmus o di trascorrere un periodo di formazione all’estero: è un’ottima opportunità di crescita, soprattutto sotto il profilo personale.
Pensi che gli studenti debbano focalizzarsi al 100% sullo studio durante il percorso universitario o è necessario, in contemporanea, mettere in pratica ciò che si studia attraverso tirocini/stage?
Su questa domanda penso che non ci sia una risposta univoca e dipende anche dai vari momenti del percorso universitario. Ritengo che sia sempre bene fare esperienze (ovviamente, senza mai trascurare troppo il percorso di studi). Posso comunque condividere ciò che è stata la mia esperienza universitaria: alla triennale ho cercato di fare qualche lavoretto anche non proprio attinente con il percorso di studi e ho intrapreso l’attività di tirocinio sullo studio commercialista che citavo in precedenza. Ciò mi è servito molto per capire sia come funziona il mondo del lavoro, sia per riflettere su ciò che non mi sarebbe piaciuto fare da “grande”. Così dopo quello stage, ho deciso di optare per una magistrale differente e durante questi due anni ho canalizzato tutto il mio tempo sullo studio.
Ricollegandomi a quest’ultima domanda, pensi che i corsi che hai frequentato siano troppo incentrati sulla teoria?
Molti corsi sono abbastanza teorici: questa è l’idea che ho avuto soprattutto durante la triennale; fortunatamente, è andato a scemare durante la magistrale dove c’è la possibilità di frequentare corsi con una parte pratica, presentazione, lavori di gruppo, utilizzo di software informatici. Dall’esperienza in Germania ho potuto constatare che gli studenti italiani sono molto preparati ed acquisiscono durante il percorso le cosiddette “hard skill”, ma sono un po’ indietro sulle competenze relazionali (lavoro di gruppo, comunicazione efficace…) proprio per la struttura troppo teorica dei corsi. Questo tipo di formazione, che in altri paesi si ha già dalla laurea triennale, risulta essere molto importante nei processi di selezione per il mondo del lavoro.
Cosa ti ha spinto a scegliere KPMG? Come sei venuto a conoscenza dell’opportunità di lavoro?
Pochi mesi prima del conseguimento del titolo di Laurea, ho partecipato insieme ad altri colleghi universitari ad un business case sul Credit Risk Management tenuto da un-ex collega della LMEF e attuale manager di KPMG. Da questo business case, ho avuto in seguito l’opportunità di partecipare al processo di selezione per la posizione di Intern presso l’Ufficio di Milano. Superato positivamente il processo di selezione, ho scelto di iniziare in KPMG perché mi intrigava il settore in cui sarei andato ad operare (Credit Risk Management) e ho considerato l’offerta di KPMG un ottimo punto di partenza per la mia carriera professionale.
Noto che da circa tre mesi sei diventato Senior Consultant. Quali sono gli step per raggiungere questo ruolo? Attualmente, cosa comporta essere Senior Consultant?
Sono diventato Senior Consultant dopo due anni dal mio ingresso in KPMG: per due mesi ho ricoperto il ruolo di Stagista e poi successivamente Consultant. La crescita in generale è vincolata a valutazioni annuali ricevute dai manager con cui si lavora nei differenti progetti. Il passaggio da Consultant a Senior Consultant ha comportato un aumento di responsabilità all’interno del progetto, facendo da filtro tra il manager e le figure più junior, tuttavia svolgo ancora una funzione ampiamente operativa.
Tramite seminari ho sentito che gli orari delle Big 4 sono molto stressanti, a volte superando anche le 12 ore. Parlaci della tua routine.
Gli orari nelle Big Four sono abbastanza intensi, ma ciò dipende anche dal settore in cui si opera e dal momento storico del progetto; si lavora infatti maggiormente quando si è prossimi alla deadline del progetto. La mia routine lavorativa è cambiata molto in questi ultimi mesi con il Covid e lo smart-working, rispetto a quando mi recavo in ufficio o dal cliente. Mi è comunque difficile descrivere la mia routine lavorativa perché una caratteristica di questo lavoro è che le giornate lavorative sono sempre differenti e le attività variano, anche se svolte sempre in sinergia con gli altri colleghi e con il cliente (con cui si comunica maggiormente attraverso call o mail). Le attività possono riguardare la lavorazione di dati, analisi sui dati, produzione di documentazione o report, studio della normativa in ambito Credit Risk. Devo dire che non ci si annoia mai e che mi capita spesso, anche adesso, di concludere la giornata imparando nozioni nuove.
Quanto sono importanti le competenze informatiche nel mondo del lavoro?
Le competenze informatiche sono molto importanti attualmente nel mondo del lavoro, soprattutto per chi vuole operare nel mio settore (ndr, Credit Risk Management). Le analisi e le varie attività con i dati vengono effettuate attraverso l’utilizzo di software, come Sas, R e del pacchetto Office, con cui consiglio di iniziare a familiarizzare già durante il percorso universitario.
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
Il mio obiettivo principale è una crescita costante nel settore in cui opero che mi permetta di poter ricoprire ruoli sempre più di maggiore responsabilità. Il sogno sarebbe anche di potermi avvicinare a Napoli, ma la difficoltà principale è la completa assenza del Financial Risk Management nella nostra area. Poi chissà… il futuro è imprevedibile e questo periodo storico che viviamo lo dimostra.
Sappiamo che, una volta usciti dal mondo universitario, ci aspetta tutto il resto: lavoro, stabilità economica e simili. Quali consigli ti senti di dare agli studenti per affrontare il mondo del lavoro, vista anche la situazione attuale?
Una bella domanda davvero difficile da poter rispondere in questo momento, vista l’incertezza che comporterà il post-Covid sul mondo del lavoro. Mi sento di consigliare agli studenti di fare esperienze, di informarsi sui possibili sbocchi lavorativi in maniera tale da avere almeno una prima idea sul post università. Secondo me, è davvero importante crearsi un network, sfruttare social come ad esempio LinkedIn e “stalkerare” gli ex studenti, magari chiedere semplicemente di cosa si occupano, che significa lavorare in un settore piuttosto che in un altro, così da essere maggiormente consapevoli della scelta che si andrà a fare e di cosa li aspetta nel mondo del lavoro.
a cura di Giuseppe Piccolo