Da un sistema bancario pubblico a privato, il peso dello Stato imprenditore non muore mai.
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Dal ’93 ad oggi, un po’ di storia:
Nonostante lo scandalo di Tangentopoli, per l’Italia, il tentativo di arrivare ad una situazione politica con equilibri stabili e un’azione di governo efficace, che avrebbe potuto influenzare positivamente l’economia, non vi è stato. Ciò che risulta esser stato il tassello mancante è un selettivo e opportuno sostegno alle industrie da parte delle partecipazioni Statali e private, che avrebbe portato ad un’ azione di ridimensionamento dei cosiddetti “poteri forti” economici. Questo attraverso un orientamento di queste politiche verso nuove collaborazioni europee nei settori della difesa e dell’alta tecnologia, anche con la mobilitazione di investimenti pubblici e privati nelle aree più deboli del Mezzogiorno, in un periodo caratterizzato da un’alta speculazione sui cambi, dalla liquidazione delle industrie di proprietà pubblica (conosciuta appunto sotto il nome di “privatizzazione all’italiana”).
Il sistema industriale italiano era da tempo caratterizzato dalla presenza di tre grandi settori, in un certo senso atipici rispetto al contesto europeo, all’incirca di equivalente potenza economica, secondo il calcolo del prodotto o valore aggiunto, ovvero:
– il settore dell’industria pubblica, cioè le aziende a Partecipazione Statale;
– i cinque grandi gruppi privati con una concentrazione di potere economico del tutto eccezionale in Europa (si tratta di gruppi privati che non presentano una specializzazione di settore ben definita)
– le piccole e medie imprese PMI (riferendosi, in questo caso, come aventi fino a 500 dipendenti).
Le privatizzazioni finora eseguite fra le aziende industriali, sono state limitate. Invece risultati maggiori sono stati raggiunti nel settore bancario. Ciò significa, dal punto di vista degli equilibri di potere, che sono state fatte delle forti pressioni per influire poi sulla vita delle piccole e medie aziende private. Tuttavia il risultato di gran lunga più consistente è stata la disarticolazione del sistema delle Partecipazioni Statali, sia con la soppressione del relativo Ministero, sia soprattutto con la eliminazione dei relativi dirigenti ostili alla liquidazione del patrimonio pubblico.
I tempi moderni:
Negli ultimi anni, in Italia, le privatizzazioni sono calate vertiginosamente; le ultime transazioni risalgono al 2016, con cessioni di partecipazioni minoritarie di Poste italiane e Enav Spa e la privatizzazione dell’attività di retail di Grandi Stazioni Spa.
Nel settore bancario, nonostante la privatizzazione, il controllo di fatto di diversi istituti è rimasto indirettamente nelle mani della Pubblica Amministrazione, tramite il controllo delle fondazioni stesse (ad esempio, il principale azionista di Intesa San Paolo è la Compagnia di San Paolo).
L’aspetto internazionale:
A livello europeo lo Stato imprenditore italiano è molto meno sviluppato e attivo rispetto a quello francese, tedesco e spagnolo. Il motivo è che: in termini di produzione e di impiego, il ruolo delle PMI è molto concentrato nel nostro paese rispetto ai paesi europei sopra citati. Giusto per fornire qualche dato: in Italia 13 tra le 50 società italiane non bancarie più grandi sono partecipate (direttamente o indirettamente) dallo Stato e impiegano circa 556 mila dipendenti sugli 1,6 milioni impiegati da queste maggiori 50 (più del 34%). Lo stesso dato per la Francia (peso dello Stato imprenditore tra le prime 50 società) è simile a quello italiano: tra le 50 maggiori imprese, 15 sono partecipate dalla Pubblica Amministrazione e rappresentano il 29% dell’impiego. In Germania, anche se le partecipate pubbliche sono solo 6 su 50, impiegano comunque più del 25% dei dipendenti delle 50 maggiori società (a causa di grandissime partecipate come Volkswagen), un dato comunque minore dell’Italia. In Spagna, invece, lo Stato imprenditore è molto meno attivo tra le imprese strategiche, impiegando il 7,1 % della forza lavoro delle maggiori 50 società non bancarie (attraverso solo 5 partecipate).
Attualmente, vi sono due eventi che durante la pandemia hanno interessanto lo Stato Imprenditore, ovvero:
In primo luogo, con la recente fondazione di Stellantis non è escluso il coinvolgimento dello Stato Italiano, oltre alla presenza di quello francese.
In secondo luogo per Monte Paschi di Siena si sta creando un salvataggio mascherato da una fusione, con la collaborazione del CEO di Unicredit. La notizia in questione è ampliata di interesse dalla soluzione del MEF (Ministro dell’Economia e delle Finanze) che privatizzi la banca senese rendendo neutro l’impatto di Unicredit (si parla di un ammontare pari a 6,6miliardi.
A cura di Emanuele Piccinella