Ricerca e sviluppo: l’Agenzia delle Entrate anima il dibattito riguardo al Recovery Plan ed ai progetti indirizzati all’innovazione della PA
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I codici tributo, le novità per la compensazione:
I frequenti aggiornamenti della codificazione operata dall’Agenzia delle Entrate, per quanto le recenti linee guida designate dal Recovery Plan lasciassero intendere una svolta in tal senso, hanno condotto all’istituzione dei codici tributo 6938, 6939 e 6940 per l’utilizzo in compensazione, tramite modello F24, del credito d’imposta R&S&I, cioè gli investimenti in ricerca, sviluppo, industria 4.0, transizione ecologica, ecc.
Va ricordato che ogni codice ha lo scopo di evidenziare un diverso tipo di tassazione, specificando che tali codici hanno un utilizzo “limitato” alla compensazione, suddivisibile in tre quote annuali di pari importo.
Di seguito le specifiche dei codici:
– 6938 –
Credito d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo, transizione ecologica, innovazione tecnologica 4.0 e altre attività innovative – art. 1, c. 198 e ss., legge n. 160 del 2019;
– 6939 –
Credito d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo – Misura incrementale per gli investimenti nelle regioni del Mezzogiorno – art. 244, c. 1, DL n. 34 del 2020;
– 6940 –
Credito d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo – Misura incrementale per gli investimenti nelle regioni del sisma centro Italia – art. 244, c. 1, DL n. 34 del 2020.
Investimenti: un primo piccolo passo…
La decisione di maggiorare il credito d’imposta per investimenti in ricerca, sviluppo, industria 4.0 ed altri progetti (peraltro facenti riferimento a specifiche realtà aziendali di territori regionali quali Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Lazio, Marche e Umbria, ndr) è il segno di rinnovata attenzione ad una crescita e ad un’innovazione sul piano nazionale che coinvolgano in maniera omogenea tutte le realtà italiane.
…di una lunga scarpinata
Per quanto le misure governative recentemente attuate facciano ben sperare sia nell’ottica di una futura ripresa post-covid che da una prospettiva a lungo termine (riferita ovviamente all’avvenire del nostro Paese nei prossimi decenni, ndr), la carenza di slanci innovativi nella Pubblica Amministrazione italiana è attualmente una delle zavorre che più hanno appesantito lo Stivale nel corso dell’ultimo decennio, costringendolo a “trascinarsi” verso un domani (oggi più che mai) sempre più incerto, caratterizzato da un costante guardarsi intorno ed assistere al progressivo miglioramento dei nostri coinquilini europei.
Una svolta, in questo senso, la potrebbe portare una sapiente concretizzazione del Recovery Plan, del quale è stata resa nota in gennaio una prima bozza. (di cui abbiamo parlato qui)
Alcune pagine del documento sono state dedicate proprio a temi estremamente caldi quali innovazione, digitalizzazione, competitività e cultura e, nella fattispecie, è stato sottolineato quanto sia importante, nell’immediato, attuare alcune riforme di sistema relative proprio alla PA (Pubblica Amministrazion, ndr). Il progetto presenta una struttura tripartita, qui sinteticamente riassunta:
- La prima componente pone il focus sulla digitalizzazione della PA e sullo sviluppo di un cloud nazionale, oltre che sul progetto di una formazione tecnica del personale a livello nazionale;
- La seconda componente riguarda l’innovazione e la digitalizzazione delle imprese (la più volte citata Transizione 4.0, ndr) e, in particolare, il supporto e lo sviluppo di progetti mirati a potenziare e ad esportare il made in Italy;
- La terza componente riguarda il turismo, la cultura e tutti gli strumenti che possono accrescere l’attrattività di quelli che sono due dei settori più redditizi d’Italia.
Seppur il fascino che queste bozze suscitano sia grande (come enorme è il desiderio di milioni di italiani di vederle realizzate), quelle contenute nel documentano sono e restano (per ora) pura potenzialità. Decidere come e dove investire i soldi del Recovery Fund, questo è il dilemma. “La palla è nelle mani del governo”.
A cura di Mario De Vito