Domenico ha 26 anni, e si è laureato in Economics and Finance alla Federico II e attualmente lavora presso BNP PARIBAS CIB come Operational Risk Analyst con un contratto a tempo indeterminato.
Iniziamo dall’esperienza accademica. Parlaci del tuo percorso universitario.
Fin dalla scuola secondaria ho sempre avuto un certo interesse per l’economia. Per questo motivo decisi di iscrivermi ad economia e commercio. Questo corso di studi mi ha dato un quadro generale di come funziona il mondo economico. Ho conseguito la laurea triennale con un esame finale sulla teoria dei giochi. Durante il terzo anno sono venuto a conoscenza di un corso di laurea magistrale in lingua inglese. LM in Economics and Finance, oltre che essere un corso quantitativo, permetteva di poter ambire ad una carriera professionale internazionale. Decisi di sfruttare questa possibilità. Dopo due anni molto intensi ho concluso il percorso universitario con una tesi sul Digital Banking.
Qual è stata l’insegnamento che più ti ha colpito? E quello più difficoltoso?
Se parliamo di esami quelli che mi hanno colpito di più sono quelli matematici e di Finanza. Probabilmente anche i più difficili. In generale, ci sono stati moltissimi insegnamenti che hanno segnato il mio cammino universitario e non solo. Uno di questi, che mi ha colpito e che ho fatto mio, l’ho appreso durante gli ultimi mesi da studente. Esiste una fase nella vita in cui bisogna essere estremamente ambiziosi. Questa fase, nella maggior parte dei casi, corrisponde alla fascia d’età 18-30. Durante questi anni non bisogno avere paura di prendersi dei rischi. Sono gli anni in cui se commetti un errore hai il tempo per rimediare. Gli anni in cui devi investire sul tuo futuro e non avere paura di prendere scelte difficili. Se non sei felice di ciò che studi o dei primi lavori devi avere il coraggio di cambiare per migliorare. Probabilmente dopo ci saranno maggiori constraints e sarà più difficile farlo.
Il passaggio alla magistrale ha cambiato il mio approccio agli esami. Durante la triennale hai molto tempo per studiare e approfondire gli argomenti. LMEF ha tempi molto più stretti. È fondamentale adattarsi nel più breve tempo possibile. Ecco proprio questo insegnamento difficoltoso considero fondamentale anche nel mondo del lavoro. La capacità di adattamento e apprendimento rapido fa la differenza.
Quanto pensi siano importanti le competenze linguistiche? E quelle informatiche?
Assolutamente indispensabili. Sono due skill richieste nella maggior parte dei lavori. In alcuni di questi ormai non sono nemmeno più un plus.
La conoscenza di almeno una lingua diversa da quella madre è un motivo di arricchimento personale oltre che professionale. Ovviamente l’inglese è la più diffusa e quindi parlata. Non c’è bisogno di avere una conoscenza perfetta della lingua. Nel mondo del lavoro è importante riuscire a relazionarsi in inglese. Nella maggior parte dei casi una conoscenza B2 è più che sufficiente. Poi dipende dal tipo di lavoro ambito, un Sales che ti deve vendere un prodotto ha maggiore necessità di essere fluente rispetto ad uno structurer ad esempio.
Per quanto riguarda le conoscenze informatiche il pacchetto Word è quello più richiesto. Anche qui molto dipende da cosa vuoi fare da grande, ma oltre che word io consiglierei un primo approccio a portali come Reuters o Bloomberg già dalla triennale.
Perché hai deciso di seguire un percorso magistrale in inglese?
Mi sono iscritto all’Università con il desiderio di avere esperienze professionali in giro per l’Europa. Come dicevo in precedenza LMEF era il corso di laurea che più rispettava le mie esigenze.
Abbiamo notato che hai preso parte ad un programma exchange a Nantes, presso l’Audiencia Business School. Cosa ti ha spinto a partecipare? La consiglieresti?
Consiglierei un’esperienza di scambio a tutti gli studenti universitari. È un periodo di profonda crescita personale oltre che culturale. Nel mio caso un’esperienza di studi all’estero era prevista nel corso di laurea.
Quali differenze hai riscontrato con il sistema universitario italiano?
Sicuramente la metodologia di studio. Audencia è una Business School moderna ed orientata al mondo del lavoro. Le classi sono formate da pochi studenti ed il confronto con i professori è continuo. Anche il voto finale segue dei criteri diversi. Quasi tutti gli esami hanno dei business case di gruppo che hanno un peso importante nel voto finale.
In generale, i contenuti degli esami sono meno teorici e più pratici.
Raccontaci della tua prima esperienza lavorativa all’estero. Come sei arrivato a lavorare presso Accenture in Portogallo?
Tornato dall’esperienza di studi in Francia decido di provare un’esperienza lavorativa all’estero ancor prima della discussione della tesi. Tra le candidature inviate decisi di accettare l’offerta di lavoro di Accenture a Lisbona.
A Lisbona hai ricoperto il ruolo di business data analyst. Di cosa si occupa?
Lavoravo ad un progetto specifico per un grande cliente di Accenture. Il business data analyst lavora molto con big data. Nel mio caso si utilizzava una piattaforma interna per analizzare dati e facilitare le scelte strategiche dei Top management. È richiesta un’attenzione ai dettagli ed una capacità di apprendimento rapida.
Hai riscontrato difficoltà con la lingua oppure già parlavi fluentemente il portoghese?
La conoscenza del portoghese non era richiesta. Si utilizzava l’inglese all’interno del team e con il cliente.
Dopo questa esperienza sei tornato in Italia, lavorando a Milano come Banking Consultant-Direct presso Unicredit. Come mai questa scelta?
Come dicevo in precedenza la scelta di andare in Portogallo lavorando per Accenture fu dovuta alla mia volontà di scoprire il mondo lavorativo oltre i confini nazionali. Un’esperienza da fare prima di concludere gli studi. Ho sostenuto gli ultimi esami e scritto la tesi finale mentre ero a Lisbona. Una volta completato gli studi decisi di tornare in Italia. Con UniCredit ho scoperto un mondo nuovo, quello del consultant. Una posizione diversa rispetto a quella ricoperta in Accenture. A Milano ho sviluppato skills commerciali e migliorato la capacità di relazionarmi con i clienti.
Quasi due anni dopo il trasferimento a Milano, hai ricominciato a lavorare in Portogallo presso BNP, di cosa ti occupi al momento?
Hai svolto numerosi lavori tra Milano e Lisbona, qual è stato il più affascinante perché?
Al momento ricopro la posizione di risk analyst presso BNP Paribas CIB. La mia sede attuale è a Lisbona ma lavoro con un team con sede centrale a Londra. Il risk analyst ha come obiettivo l’analisi e la minimizzazione del rischio del business attraverso la gestione di modelli finanziari e non. Nel mio caso, insieme al team di Londra, il mio lavoro è orientato prevalentemente a due grandi business line del global market di BNPP, che sono i G10 Rates ed il Primary and Credit Market. Ritengo che la posizione che ricopro attualmente sia molto affascinante. Mi permette di apprendere ogni giorno nuove skill, di mettere alla prova le mie capacità e conoscenze e soprattutto come dicevo precedentemente di confrontarmi con una realtà internazionale. Al di sopra di tutto, il lavoro e la vita personale qui a Lisbona mi rendono felice, negli anni ho appreso che il successo lavorativo si raggiunge quando si è felici.
Hai trovato più stimolante la realtà portoghese o italiana? Quali differenze hai riscontrato tra le due città? Hai riscontrato differenze nella tua routine?
Lisbona è stata una piacevole sorpresa per me. Fin da subito sono rimasto affascinato dalla sua cultura e quella del suo popolo.
Probabilmente ho trovato più facile adattarmi qui che a Milano.
Dal punto di vista lavorativo può essere complicato il paragone tra le due esperienze. UniCredit è una Banca prettamente commerciale a differenza di BNPP. Il target di clientela è diverso, di conseguenza anche il prodotto venduto.
Entrambe le esperienze sono formative e stimolanti.
Nella routine giornaliera ad UniCredit, c’era molto il dialogo con il cliente. Il sapersi relazionare con esso ed esprimere fiducia.
Con BNPP invece gli stakeholder con cui interagisco sono prevalentemente manager o altri analyst.
Parliamo un po’ di te. Quali sono i tuoi hobby? Cosa ti piace fare nel tempo libero?
Nel mio tempo libero c’è molto sport e natura. Quando posso cerco di combinare le due cose. I paesaggi ed il mare del Portogallo mi facilitano la vita.
Amo viaggiare e scoprire nuove culture.
Ti piace leggere? Se sì su cosa ti basi per la scelta del libro? Secondo te quale libro non può mancare nella libreria di un giovane studente di economia?
Quando sei uno studente probabilmente ti basta leggere i libri che usi per studiare. Dopo l’Università ho apprezzato di più la bellezza di un libro. Qualsiasi sia il suo genere.
Non ho un libro specifico da consigliare. Spesso è una scelta personale. Sicuramente ad uno studente di economia può fare comodo una biografia.
Esistono, secondo te, competenze extra-universitarie indispensabili da acquisire lungo il percorso accademico?
Indispensabili forse no. Ad uno studente di Economia consiglierei di dedicare maggior tempo alle conoscenze informatiche. Ritengo che le università italiane ti danno tutte le conoscenze quantitative di cui avrai bisogno. Sicuramente, un plus potrebbe essere applicare queste conoscenze con esperienze pratiche nel mondo del lavoro. Magari durante gli studi o appena dopo.
Ho trovato altamente vantaggioso provare esperienze lavorative diverse tra loro per capire le differenze e scegliere quella più adatta a chi voglio essere.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi? Che consigli daresti ai giovani neolaureati che si approcciano al mondo del lavoro e vorrebbero lavorare nel mondo bancario con respiro internazionale?
Apprendere nuove conoscenze e migliorare quelle che credo di avere già. Non si può mai smettere di imparare.
I principali consigli li ho già citati. Integrare le conoscenze economiche con quelle linguistiche ed informatiche. Magari fare un’esperienza di scambio universitario.
Ritengo importante provare diversi lavori per capire quello che ti rende più felice e per cui riesci ad ottenere i risultati migliori. Non accontentarsi e non avere paura di cambiare e di investire sul futuro.
Essere positivi, sapere aspettare e cogliere l’occasione giusta senza abbattersi. Ma anche non sprecare tempo. La risorsa più importante che abbiamo.
Un neolaureato italiano ha le conoscenze per competere ovunque nel mondo.
A cura di Giovanni Carannante, Salvatore Cristiano, Federica Vertolomo e Daniele Muccio.