Riccardo si è laureato in Economia Aziendale alla Federico II e attualmente è co-fondatore di Daimon Solutions, che si occupa di digitalizzazione delle imprese.
Partendo da una base classica, cosa ti ha portato a scegliere la facoltà di Economia Aziendale alla Federico II?
Desideravo e desidero tutt’oggi scoprire i meccanismi che governano le nostre vite, i nostri comportamenti, le nostre scelte.
Sembrerebbe una scelta controintuitiva ed è proprio questo che mi convinse all’inizio.
Credo che molto spesso l’economia venga erroneamente ridotta a numeri e calcoli quantitativi.
È molto più di questo.
Saper trasformare un’Idea in un Progetto, avere Visione d’insieme, capire cosa è il Valore e come generarlo, imparare a riconoscere i meccanismi di Persuasione a cui ogni giorno siamo sottoposti sono solo alcuni dei tanti esempi che mi vengono in mente.
Vediamo che hai preso parte al progetto part-time dell’università. Raccontaci della tua esperienza.
La Federico II offre numerose opportunità, basta saperle cercare.
Volevo cimentarmi in un lavoro che fosse interno all’ambiente universitario, per conoscere anche questa prospettiva, supportare gli studenti e aggiungere un tassello alla mia formazione.
Nei mesi di part-time universitario mi occupavo delle procedure amministrative legate alle biblioteche interne e questo mi portava a stare ogni giorno a contatto con centinaia di studenti come me, ma anche con il personale amministrativo. Questa dualità di prospettive ha rappresentato un momento di crescita importante, che ripeterei senza ombra di dubbio.
Cosa ti ha spinto a proseguire il percorso in Economia Aziendale anche alla magistrale?
La prospettiva economica aziendale mi è sempre sembrata la più affine ai miei obiettivi futuri.
Non volevo diventare un commercialista né dedicarmi al ramo finanziario.
Non volevo nemmeno diventare un aziendalista, sia chiaro.
Sentivo una prima scintilla imprenditoriale in me e sapevo che quel percorso mi avrebbe permesso di trovare esattamente ciò che cercavo.
La conoscenza è una cosa neutra, come la utilizziamo dipende da ciascuno di noi.
Durante il tuo percorso universitario quale pensi sia stato l’insegnamento più impegnativo? E quello che invece ti ha ispirato maggiormente?
A cose fatte, l’insegnamento più impegnativo è stato Microeconomia.
Non è la materia in sé, quanto più il fatto che ci si ritrova ad affrontarla al primo anno, quando si è usciti da poco dall’impostazione e dalla mentalità scolastica.
A 18 anni una materia del genere può sembrare insormontabile, specialmente se fino a qualche mese prima non sapevi nemmeno dell’esistenza degli integrali (l’altra faccia del liceo classico, ma fa parte del gioco).
Quanto all’insegnamento che mi ha ispirato maggiormente credo sia più corretto parlare di docenti che mi hanno ispirato maggiormente.
Potrei fare un elenco ma sarebbe fine a se stesso.
Piuttosto un consiglio agli studenti: lasciatevi ispirare senza pregiudizi e abbiate il coraggio di fare quella domanda in più quando ne avete l’occasione. Farà la differenza.
Sei stato in Erasmus in Spagna, precisamente a Valencia. Lo reputi un passaggio fondamentale nella crescita di uno studente universitario?
Come mai hai scelto di parteciparvi?
Chi mi conosce sa che sono sempre stato uno dei pochi studenti che vedeva l’Erasmus come una potenziale perdita di tempo prezioso.
L’ultimo anno di magistrale si avvicinava e io sapevo di avere, anche quell’anno, tutte le carte in regola per poter fare domanda e andare.
L’ amore per i viaggi, per l’indipendenza e la paura di perdere un’opportunità del genere quando avevo avuto 5 anni per coglierla mi spinsero a presentare la domanda per un’università di ottimo livello.
E non sarò mai abbastanza grato per l’esperienza che ho vissuto.
L’Erasmus cambia la vita, le proprie prospettive, le responsabilità e apre la porta ad un mondo di conoscenze e di esperienze che altrimenti sarebbero precluse. Credo che sia un passaggio fondamentale nella crescita di un essere umano, prima ancora che di uno studente universitario.
Si impara a vivere da soli, a conoscere continuamente nuove persone e culture, a rispettarle. È il salto di qualità.
Mi piacerebbe in futuro riuscire a trovare il modo per aprire questa possibilità a tutti gli studenti di tutte le Università.
Pochi mesi che valgono una vita intera, ma bisogna provarli per capire veramente il senso di queste parole.
Nel 2018 sei entrato a far parte di ASE. Di cosa ti occupavi all’interno dell’associazione?
Ricordo molto bene il giorno in cui decisi di entrare in ASE.
Qualche scambio di messaggi e il giorno dopo ero alla prima riunione dell’anno accademico.
L’Associazione diventò in poco tempo una grande famiglia.
Ho ricoperto diversi ruoli all’interno dell’Associazione: dall’organizzazione di stand informativi ed eventi, al rapporto con gli studenti, fino all’organizzazione del Job Day.
Come descriveresti l’associazione a chi ancora non la conosce?
L’Associazione è sicuramente un punto di riferimento per uno studente che entra a far parte della Federico II, il più forte.
Cambiano le persone al suo interno, ma sicuramente ciò che non cambia è l’orientamento allo studente e al miglioramento continuo.
Consiglierei a qualsiasi studente della Federico II di prendere parte all’Associazione e alle sue attività. È un’opportunità per conoscere altre persone volenterose, vedere altre prospettive e vivere il mondo universitario al 100%.
Aiutare se stessi aiutando gli altri, questa è la chiave.
In quello stesso anno sei diventato Consigliere di Dipartimento. Di cosa ti sei occupato in quel periodo?
L’esperienza come Consigliere di Dipartimento è stata di fondamentale importanza nel mio percorso personale, prima che professionale.
La dinamica delle elezioni, del consenso, della rappresentanza e della mediazione con tutto il corpo docenti, la partecipazione alle riunioni ufficiali, il primo assaggio VERO delle dinamiche politiche e lavorative.
La cosa più soddisfacente di tutte, sicuramente, resterà sempre il sorriso delle studentesse e degli studenti, consapevoli del fatto che ci battessimo sempre per il rispetto dei diritti e dei doveri di tutti (e per strappare qualche appello in più, chiaramente)
Dagli anni della magistrale in poi hai svolto diversi lavori in concomitanza con lo studio. Come hai conciliato il tempo tra lavoro e studio?
L’indipendenza è stato sempre un mio punto fisso.
Per garantirmi un minimo di libertà economica svolgevo diversi lavoretti che mi permettevano di guadagnare quel minimo che mi rendesse indipendente e che non sottraessero tempo allo studio.
Lavoravo come rider per diverse realtà locali, ma se tornassi indietro saprei SICURAMENTE come ottimizzare al massimo il rapporto tempo/guadagno.
Il Digital oggi offre possibilità inimmaginabili fino a qualche anno fa (inimmaginabili solo per mancata conoscenza, non che non esistessero).
Per circa un anno e mezzo hai lavorato presso Optima. Di cosa ti occupavi principalmente?
Sono entrato in Optima a 3 esami dal termine della Laurea Magistrale come stagista Project Manager. Poi il contratto.
Il mio ruolo era di connessione e coordinamento tra i vari reparti, in modo da riuscire a concludere progetti formati da molti tasselli: trasformare una nuova offerta di vendita in un progetto, individuare e delegare le varie persone e ruoli, definire delle deadline precise, organizzare riunioni periodiche e seguire le varie fasi del progetto fino al lancio.
Il livello di responsabilità, così come le soddisfazioni che ne sono derivate, era incredibilmente alto già dopo un paio di mesi e porterò sempre un bel ricordo di quell’esperienza e di tutte le Persone che ne hanno fatto parte.
Da novembre dello scorso anno hai fondato la start-up Daimon Solutions. Cosa ti ha spinto a cimentarti in questo progetto?
La vita è incredibile e se ti circondi delle persone giuste puoi realizzare l’impensabile.
Daimon Solutions è nata letteralmente da 3 amici al bar molto prima di novembre 2020, anche se non lo sapevamo ancora.
Ognuno aveva il suo lavoro e per questo ormai ci vedevamo poco, pur essendo amici fraterni.
Una sera ci incontrammo casualmente in un bar e passammo le successive 3-4 ore a parlare della nostra visione della vita, dei nostri interessi e di business interessanti.
La Connessione che si era creata non era destinata ad interrompersi, anzi: da quel momento siamo ritornati a vederci sempre più spesso, fino quasi alla simbiosi, con l’intento di iniziare un percorso di formazione continua in tema Digital che un giorno non lontano ci avrebbe portato a costruire qualcosa di nostro.
Hai avuto qualche modello di riferimento da cui prendere ispirazione?
Il modello di riferimento che ho, che abbiamo tutti e 3, è quello del Nomadismo Digitale: la più grande fortuna che abbiamo oggi è quella di poter lavorare in qualunque paese del mondo con uno smartphone e una buona connessione internet. Lavorare seriamente, con Persone di tutte le parti del mondo.
Creare valore per i propri clienti nel mondo e creare connessioni per esploralo, il mondo.
E allora perché limitarsi a un ufficio, in un quartiere, in una città, potenzialmente per sempre?
Parlaci di Daimon Solutions e del ruolo che ricopri al suo interno.
Daimon Solutions nasce attorno al concetto di Connessione.
Connessione tra Persone, Idee, Sogni, Business.
Crediamo nella Formazione Continua da un punto di vista Umano, prima che Professionale e questo, unito all’amicizia fraterna che mi lega ai miei soci Guglielmo e Ferdinando, ci ha portati dove non immaginavamo (e ci porterà dove oggi non immaginiamo).
Aiutiamo le Imprese a connettersi in maniera più efficace con il proprio Pubblico attraverso la Digitalizzazione, offrendo servizi di Consulenza Strategica, Social Advertising ed Email Marketing.
E non c’è niente di più soddisfacente di sapere di poter crescere contribuendo alla crescita di altri.
Trattandosi di una struttura aziendale giovane, mi occupo con i miei soci sia dell’aspetto strategico che di alcuni aspetti operativi, demandandone altri ai membri del nostro Team.
Acquisizione di clienti, Delega dei progetti, Formazione delle Persone del Team, Selezioni di candidature, passando per la supervisione del comparto di Email Marketing e gestione di Social advertising su Facebook e Instagram per alcuni dei nostri clienti.
Che ruolo ha giocato la pandemia nella creazione della start-up?
È stata un game changer.
Ci ha permesso di entrare in un mindset per cui ci siamo chiusi in casa (non che ci fossero molte alternative) e ci siamo dedicati solo a consolidare ulteriormente le nostre competenze e alla nascita dell’intero Ecosistema Daimon.
Quali sono stati gli ostacoli principali che hai affrontato durante il percorso di creazione e affermazione di Daimon Solutions?
Gli ostacoli più grandi sono nella propria mente. Non lo dico per dire.
La maggior parte degli ostacoli ce li creiamo da soli: false credenze, convinzioni bloccanti, limiti autoimposti, paure infondate.
Una volta liberati da questi pesi, dopo diverso tempo e denaro investito in formazione, dopo i primi clienti, i primi successi, i primi nuovi membri del Team Daimon, la creazione e la crescita della nostra realtà è avvenuta in maniera naturale.
Le difficoltà pratiche in un business “giovane” come il nostro sono relative al doversi occupare, come imprenditori, di tutto e di tutti, soprattutto nella fase iniziale.
È questo il motivo per cui è necessario capire e stabilire delle priorità, circondarsi di un Team di Persone valide e motivate e imparare a delegare.
Il nostro percorso di crescita è ancora lungo, ma ci stiamo godendo il viaggio.
Cosa consiglieresti a coloro che vorrebbero cimentarsi nella creazione di una start-up?
Fatelo.
Punto.
Non fatevi bloccare dalla paura, non fatevi demotivare da persone e circostanze esterne, trovate la motivazione in voi stessi.
Avviare un business, qualsiasi esso sia, richiede un’enorme dose di energie e di nervi saldi, oltre che di competenze reali, questo è bene saperlo.
Per questo motivo il mio consiglio è: circondatevi delle Persone giuste, non seguite le vecchie regole del gioco, formatevi continuamente e un giorno sarete voi a stabilire le nuove regole.
A cura di Federica Vertolomo, Nunzio Visone e Daniele Muccio.