Un piano da 220 Miliardi di Euro per rilanciare l’Italia
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Recovery Plan, tra Vision, Mission e Progetti:
“Sbaglieremmo tutti a pensare che il PNRR sia solo un insieme di progetti, di numeri, obiettivi, scadenze. Nell’insieme dei programmi c’è anche e soprattutto il destino del Paese”, ha esordito così, il premier Mario Draghi presentando alle Camera il Recovery Plan; alla vigilia dell’approvazione avvenuta lo scorso 27 Aprile.
Acronimo di Piano Nazionale Di Ripresa E Resilienza, il PNRR è il programma di investimenti che l’Italia (insieme agli altri paesi dell’Unione Europa) deve obbligatoriamente consegnare alla Commissione europea per poter accedere alla risorse messe a disposizione.
Trattasi, nello specifico, di un programma economico a medio-lungo termine, il quale ha l’obiettivo di rilanciare e modernizzare il Paese dopo l’impatto catastrofico avuto dall’emergenza sanitaria sull’economia del Belpaese. Inserito all’interno del programma comunitario Next Generation EU, il pacchetto da 750 Miliardi di Euro concordato dall’Unione Europea, il Piano è stato approvato al fine di fornire una risposta concreta alla crisi che ha travolto l’intero Continente.
Nel caso dell’Italia, prima beneficiaria degli aiuti europei, si tratta di 191,5 Miliardi di Euro, suddivisi tra prestiti e finanziamenti a fondo perduto, a cui si andranno a sommare ulteriori 30 Miliardi di Euro di un fondo complementare interno, per un ammontare complessivo che tocca quota 221,5 Miliardi di Euro. Investimenti che dovranno essere posti in essere in un periodo compreso tra il 2022 ed il 2026.
Secondo le ultime stime, un PNRR coerente e ambizioso e che sappia disegnare una mappa degli investimenti e delle riforme efficiente, potrebbe portare ad una crescita media del PIL nel 2022-2026 dell’1,4% rispetto alla media del quadriennio precedente; con il PIL del 2026 che dovrebbe registrare una crescita del 3%, rispetto allo scenario di base.
Recovery Plan, le 6 “missioni”:
Ma vediamo in cosa si sostanziano i campi di intervento, organizzati in direttrici, le quali sono state simbolicamente definite “missioni”:
- “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura”, cui saranno destinati 49,2 Miliardi di Euro, con l’obiettivo di: promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo e investire in due settori chiave per l’Italia, quali turismo e cultura;
- “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, cui saranno destinati 68,6 Miliardi di Euro, con l’obiettivo di: migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico, al fine di assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva;
- “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, cui saranno destinati 31,4 Miliardi di Euro, che ha come obiettivo primario lo sviluppo razionale di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile ed estesa a tutte le aree del Paese;
- “Istruzione e Ricerca”, cui saranno destinati 31,9 Miliardi di Euro, con l’obiettivo di: rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico;
- “Inclusione e coesione”, cui saranno destinati 22,4 Miliardi di Euro, con l’obiettivo di: facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzarne le politiche attive e favorire l’inclusione sociale;
- “Sanità e Salute”, cui saranno destinati 18,5 Miliardi di Euro, con l’obiettivo di: rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure.
Recovery Plan, le 6 “missioni”:
La vera sfida, successiva alla consegna del Piano stesso, consisterà nel trovare uno schema di attuazione chiaro e ben delineato, in grado di far collaborare in maniera significativa Governo Centrale ed amministrazioni locali; chiamati ad una mole di interventi, soprattutto investimenti pubblici, a dir poco epocale.
Inoltre, al Sud, sarà destinato il 40% circa degli investimenti complessivi; per un totale di 82 Miliardi di Euro, cifra molto più alta dell’ammontare del Pil ed assegnati seguendo il criterio del territorio. Trattasi di misure che si inseriscono in una visione di ampio raggio, con l’obiettivo di far ripartire l’economia Mezzogiorno, stagnante da più di mezzo secolo. Obiettivo, ridurre il gap tra Regioni, al fine di stimolare una crescita robusta e sostenibile nel medio-lungo periodo.
A cura di Davide Giacobbe