Il nuovo accordo del G7 che mette fine alla battaglia fiscale. Il funzionamento della tassazione in breve e quanto spetta allo Stato italiano
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Tassazione, l’accordo estivo:
Il G7 (ovvero il Gruppo intergovernativo dei sette paesi economicamente avanzati, ndr), tra l’11 e il 13 giugno, ha raggiunto un accordo storico: la tassazione minima delle multinazionali. Si tratta, in via sostanziale, di una tassazione minima del 15% sulle società operanti in più paesi contemporaneamente; in particolare sono interessati i colossi tecnologici. L’accordo, mira a porre fine a una “corsa al ribasso” (ndr.), in cui i Paesi hanno gareggiato per attirare giganti aziendali con aliquote fiscali ed esenzioni ultra basse.
Tassazione, da 7 a 20:
Tra il 30 e il 31 ottobre, il G20 (ovvero il Gruppo dei ministri delle finanza e dei governatori delle banche centrali, ndr) ha confermato, in via definitiva, l’accordo per l’iposizione della tassa minima al 15% sui guadagni delle grandi multinazionali. Il concordato, in realtà, è il risultato di anni di negoziati internazionali; tuttavia, l’evento che ha posto fine ai dibattiti, tra i vari paesi, è stato l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, ovvero il democratico Joe Biden. Il progetto si base sul presupposto che le multinazionali dovranno pagare un’imposta di almeno il 15% in ciascuno dei paesi in cui operano. Questa regola eviterà che le aziende creino organizzazioni aziendali-finanziarie per spostare la gran parte dei propri profitti in stati in cui il livello di tassazione è più basso (vedi articolo “I paradisi fiscali, i Tax Heaven” ndr.). Cosa che succede in posti esotici nell’Oceano Pacifico, ma anche all’interno dell’Unione Europea, dove Irlanda e Paesi Bassi sono noti per offrire tassazioni bassissime e altre condizioni vantaggiose per le multinazionali. Ovviamente, affinché l’accordo sia valido, la tassa minima globale dovrà essere applicata da ciascun paese (parliamo di 136 paesi firmatari) che ha sottoscritto la proposta.
Tassazione, l’effetto Italiano:
Ebbene, per quanto concerne, il paese tricolore, si accerta un gettito per lo Stato italiano pari a 640 milioni di euro (superiore alla digital tax, pari a 230 milioni solo nel 2020, ndr). Però, alcune multinazionali italiane sono a partecipazione pubblica. Infatti, dovendo pagare più tasse per lo schema societario adottato, le multinazionali verdi, bianche e rosse, dovrebbero ridurre i dividendi che annualmente versano allo Stato (pari circa a 600milioni, ndr.) Questi dividendi, rischiano di diminuire a causa dell’introduzione della tassa minima globale; infatti, l’imposta del 15% è applicata sui profitti delle multinazionali con ricavi superiori ai 750 milioni di euro. Ad oggi le stime restano ancora molto incerte, per due aspetti fondamentali: in primo luogo, si evidenzia che la tassazione delle multinazionali comporterebbe profondi mutamenti nell’economia internazionale; in secondo luogo, se la quota spettante all’Italia sia in linea con la quota del PIL italiano sul PIL globale.
A cura di Emanuele Piccinella