La spesa dei “cryptogeeks” per valute digitali, NFT ed altri prodotti correlati ha raggiunto cifre folli. Ma perchè?
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Il mese scorso, un utente ha “investito” circa mezzo milione di dollari su SandBox, per acquistare un terreno nei pressi della proprietà digitale del rapper statunitense Snopp Dogg.
Ma cos’è SandBox? Una piattaforma digitale basata su Ethereum che parte da una semplice premessa: tutti possono creare, virtualmente, le loro esperienze e metterle a disposizione di altri utenti.
Su SandBox, Snoop sta attualmente ricostruendo digitalmente la sua villa Diamond Bar, ubicata in California, in cui organizzerà feste esclusive per soli membri e per il vicinato. I residenti – che possono personalizzare l’aspetto e il guardaroba dei loro avatar acquistando NFT (Non Fungible Token) – possono vivere esperienze nello Snoopverse (mica male!).
A tal proposito, possiamo dunque introdurre il concetto di metaverso, strumento che ci permette trasporre una parte di vita reale in un mondo digitale, dove le proprie passioni si fondono e trovano una nuova vita.
Il Metaverso:
Il termine venne coniato da Neal Stephenson nel romanzo cyberpunk Snow crash per indicare uno spazio tridimensionale all’interno del quale persone fisiche possono muoversi, condividere e interagire attraverso avatar personalizzati.
Il termine è diventato mainstream da quando Mark Zuckerberg ha deciso di cambiare il nome del gruppo Facebook in “Meta“, per segnalare ai più (ma soprattutto ai competitor) la propria volontà nel diventare i leader della tecnologia di questo nuovo mondo virtuale.
Dunque è una sorta di videogioco? Per certi versi si, infatti la differenza principale è il suo collegamento con il mondo delle criptovalute, della blockchain e degli NFT.
Per chiarire il concetto, se il famosissimo Fortnite fosse implementato con criptovalute, blockchain e realtà virtuale, sarebbe definibile a tutti gli effetti un metaverso
È un mercato che, secondo gli esperti, potrebbe arrivare a valere dai 10 ai 30 triliardi di dollari. L’unica speranza è che il valore dell’ecosistema non crolli tutto ad un tratto, come il prezzo dei tulipani nel 17esimo secolo.
Sarà il futuro? Probabile. È follia? Forse.
A cura di Giovanni Carannante