Terminato il liceo avevi già le idee chiare su quale carriera universitaria intraprendere?
Ho avuto sin da subito le idee chiare. In terzo liceo la professoressa ci chiese di comprare un giornale e leggere un paio di articoli. Entrai in edicola e vidi un giornale rosa (no non era la gazzetta dello sport), era il Sole 24 ore. Iniziai a leggere un paio di articoli (senza capirci molto all’epoca) però mi affascinava, cercavo i termini che non conoscevo e ricordo che cercai di capire meglio in particolare cosa fossero le obbligazioni di stato. Negli anni avvenire di tanto in tanto lo compravo, compravo gli inserti e capii che mi sarebbe piaciuto capirci di più di quegli argomenti. Fu lì che scelsi che volevo studiare economia delle imprese finanziarie, ma non avevo ancora alcuna idea di dove mi avrebbe portato questo percorso, iniziai semplicemente per passione.
Ci sono stati degli esami che ti hanno indirizzato verso la magistrale in Finanza?
Ovviamente gli esami della professoressa Cocozza e della professoressa Emilia Di Lorenzo sono stati gli esami più caratterizzanti della triennale. Loro cercavano di farci ragionare, di insegnarci la materia in modo non del tutto convenzionale. Ricordo la professoressa Cocozza che alle nostre risposte durante le sue lezioni chiedeva: “E perche’?” Sembrava sempre ci fosse di più della semplice risposta convenzionale e ci lasciava nel dubbio… Ammetto che alcune risposte alle sue domande le sto riuscendo a risolvere nella mia attuale carriera lavorativa
Il titolo della tua tesi è “Insurance Portfolio optimization strategies under Solvency Il Requirements” perché questo tema?
Una parte dell’esame della professoressa Lorenzo (Finanza matematica) riguardava il tema delle imprese di assicurazione e mi piacque particolarmente. Anche il tema degli strumenti finanziari era un tema molto interessante, per cui proposi alla professoressa Di Lorenzo di creare un modello finanziario sulla gestione dell’asset allocation considerando i nuovi requisiti di capitale di Solvency. Mi sembrava un tema interessante per associare due temi particolarmente interessanti e creare un modello di asset allocation su un argomento abbastanza innovativo.
Conseguita la laurea magistrale in Finanza hai proseguito con il master in Finanza Avanzata & Risk Management, com’è strutturato tale master? Quali vantaggi hai tratto?
Ho svolto il master contemporaneamente al secondo anno di magistrale. Il Master è full time e si seguono lezioni tecniche e testimonianze aziendali e di ex alunni. Il Master è stato molto utile soprattutto per le testimonianze e il network. Al Master più che accrescere le conoscenze tecniche (quelle offerte dai corsi universitari a mio avviso sono già molto più che sufficienti e validi), ho apprezzato la reale connessione con il mondo del lavoro. Lì ho capito le differenze tra le aziende e ho coltivato il desiderio di iniziare da un percorso consulenziale.
Perché hai scelto proprio l’IPE Business School?
Forse uno degli aspetti che mi sentivo di aver coltivato di meno all’università era la reale comprensione del mondo del lavoro. Sapevo che il Master avrebbe maggiormente approfondito questo aspetto e fortunatamente ha rispettato le aspettative. Inoltre potevo seguire il master in contemporanea al conseguimento del secondo anno universitario. Lo consiglio vivamente.
Alla fine del tuo percorso accademico perché hai avvertito la necessità di proseguire presso la Middlesex University?
Il mio Manager in HSBC propose a me ad un altro membro del team di conseguire questo master specialistico sul Traded risk per accrescere le nostre competenze. Nel corso della mia ancor breve carriera ho capito che l’azienda davvero “people oriented”, è quella che reputa il tempo impegnato da un membro del team in accrescimento della sua conoscenza, come un investimento per il team. Posso garantire che chiunque termini una qualsiasi corso universitario ha solo le basi per iniziare a lavorare. Consiglio ad inizio carriera di scegliervi aziende in cui hanno un piano preciso sull’accrescimento delle conoscenze dei propri new joiners. Le aziende perfette per voi saranno le aziende che saranno felici di spiegarvi cose che non sapete e soddisfare le vostre curiosità facendovi conseguire corsi, master o organizzando sessioni per voi.
Al termine della magistrale hai lavorato presso Objectway, parlaci di questa esperienza.
E’ stato uno stage, esperienza molto breve durata pochi mesi. Ho provato questa esperienza, ma sentivo che volevo provare il mondo consulenziale prima di lavorare, come si dice in gergo “lato cliente”. Qui ho iniziato ad apprendere basi di programmazione (in particolare sql) per la creazione di tool di asset allocation mediante tecnologia di robot advisor per un importante cliente scandinavo. Dopo soli 3 mesi mi spostai in Reply con cui avevo già svolto il project work e avevo conosciuto i partner e manager dell’azienda.
Notiamo che hai avuto esperienze in più aziende. Come hai affrontato i diversi colloqui lavorativi? Hai qualche consiglio?
Ogni colloquio va studiato e preparato, in primis studiare azienda e job description per capire se può fare a caso tuo il ruolo, solo dopo andare a riprendere temi tecnici. Inizialmente quando si è junior cercano soprattutto di ricercare il candidato con il giusto approccio al lavoro più che il candidato che ne sappia dell’argomento. Successivamente poi diventano colloqui molto più tecnici. In HSBC ho dovuto affrontare 3 colloqui, di cui due tecnici e uno con il team. In ING 3 colloqui, di cui due tecnici con 4 persone diverse. Sicuramente l’aspetto tecnico è rilevante, ma incide molto anche la motivazione che mostri per il ruolo per cui sei candidato. È importante avere interesse e la curiosità giusta. Ultimamente ho partecipato al discorso di saluti per il pensionamento di un director di ING (era uno di quelli che aveva partecipato alla mia interview). Nel suo discorso evidenziava il fatto che la mattina del suo ultimo giorno di lavoro aveva partecipato ad un training sulle volatility swaption e ancora si meravigliava che dopo 35 anni in diversi ruoli del risk management, proprio quella mattina aveva avuto la prova che avrebbe avuto ancora da imparare e che proprio quella mattina aveva appreso cose che non conosceva…. Il messaggio? Mai avere la presunzione di sapere tutto, ci sarà sempre qualcosa che non sappiamo. Questo dovrebbe spingerci a migliorare!
Dato che sei stato consulente in due società molto diverse (Reply prima, e KPMG poi), potresti descrivere i pro e i contro delle due realtà aziendali (differenze tra Reply ed una big four come KPMG)?
Entrambe mi hanno dato tantissimo. In Reply ero a stretto contatto anche con il partner e le gerarchie e le reporting line erano più smooth. Per il resto non ho percepito molte differenze. Ho avuto la fortuna di lavorare in entrambe per diversi main client: Intesa San Paolo e Generali in Reply e UBS gruppo quando ero in KPMG. In entrambe le realtà ho trovato persone molto competenti e posso dire di aver appreso tantissimo in entrambe. I contro sono sicuramente i carichi di lavoro che possono essere in alcuni periodi dell’anno abbastanza stressanti, ma posso dire che tornavo a casa la sera sempre con la consapevolezza di aver appreso nozioni nuove. Quest’ultimo è sicuramente un pro molto rilevante.
Quali sono le funzioni svolte da un Senior Traded Risk Analyst in HSBC?
Ero responsabile di fare analisi di PNL e sensitivities per il desk Equity di New York. Un Senior traded risk analyst è un risk manager a livello desk, per cui si occupa di partecipare alle scelte strategiche del desk a interagisce giornalmente con i Trader per definire il risk appetite e la risk tolerance. Inoltre mi occupavo di fare analisi a livello Nord America per le esposizioni creditizie a livello cliente osservando i rating e l’analisi delle variazioni di rating sul capitale regolamentare.
Attualmente ti trovi ad Amsterdam presso ING ricoprendo il ruolo di Financial Risk Specialist . Potresti spiegarci concretamente quali sono le funzioni svolte da quest’ultimo.
Il ruolo è molto tecnico. Io sono risk manager di 3 book che hanno nel desk mandate strumenti di tasso non lineari (swaption, CMS, range and double range accrual, cap e floor e altri strumenti esotici) che spesso sono back to back con i desk di Bruxelles e Singapore. Giornalmente svolgiamo almeno due briefing con i trader per analizzare la situazione di rischio del giorno precedente (delta, vega, gamma, theta, funding spread e le variazioni di VAR fino a livello trade) e in base a queste definiamo la strategia di mercato da adottare per la giornata di contrattazione. La sera ci occupiamo di definire l’impatto in termini di Profit e Loss sui desk. Durante la giornata ci occupiamo di assistere i trader nei pricing degli strumenti e di definire gli impatti sul rischio e sul PNL. Essendo risk manager ci occupiamo di definire, analizzare e autorizzare limiti su variazioni di diverse misure di rischio (delta per tenor, vega, quali currency tredare e innalzamenti di livello di VAR in seguito a particolari situazioni volatili nel mercato). Oltre alle analisi giornaliere io mi occupo anche della contribuzione MARKIT di parametri non osservabili sul mercato usati per il pricing di strumenti finanziari in portafoglio. In poche parole esistono alcuni strumenti che vengono prezzati con modelli particolarmente complessi e per cui non esistono i prezzi sul mercato, per cui vengono prezzati in base a modelli interni. Alcuni di questi parametri utilizzati non sono quotati da nessun broker di mercato, per cui le banche abbastanza grandi contribuiscono mensilmente questi parametri per capire se questi sono in linea con i parametri stimati da altre banche (volatilità, correlazione, spread option, swaption vol, cap and floor volatility etc.). Ci occupiamo anche di definire le riserve matematiche AVA per gli strumenti che si hanno in portafoglio.
Trovi più stimolante la realtà italiana o quella olandese? Quali differenze hai riscontrato tra i due paesi?
La realtà olandese al momento mi sembra molto più stimolante. C’è molta umiltà e noto che anche figure dirigenziali si rapportano e ascoltano con grande predisposizione cosa una persona più junior ha da dire. In qualsiasi team hai a che fare con persone provenienti da tutto il mondo e ognuno di loro ha una view completamente diversa del lavoro e della vita privata. Questo ti fa crescere molto dal punto di vista professionale e personale. In Olanda ed in ING non esiste un dress code, si va sul trading floor davvero in qualsiasi modo, l’importante non è chi sei o come sei, ma cosa hai da dire e se dici qualcosa di interessante e rilevante viene presa in considerazione, nessuno ti scoraggerà a non parlare o a non dire la tua…
Esistono, secondo te, competenze extra-universitarie indispensabili da acquisire lungo il percorso accademico?
La competenza extracurricolare più rilevante è sicuramente la curiosità in quello che si fa. Questa e’ la carrozza motrice. Ovviamente la seconda che può sembrare scontata è la conoscenza della lingua inglese, sia che si lavori in Italia o in Europa. Conoscere la lingua inglese oggi è un must senza il quale probabilmente non è così semplice farsi strada in ruoli così specializzati per i quali stiamo concorrendo.
Ti piace leggere? Se sì su cosa ti basi per la scelta del libro? Secondo te quale libro non può mancare nella libreria di un giovane studente di economia?
Io adoro libri di natura geopolitica. Mi baso molto sul chi e’ lo scrittore e la view che ha. Credo che un giovane laureato in economia non può non concentrarsi sulla realtà mondiale che ci circonda e cosa sta accadendo nel mondo. Avrei tanti libri da consigliare, ma ognuno deve crearsi la propria libreria, anche una frase di un singolo libro può aprire un mondo nella mente di un giovane laureato, per cui non esiste secondo me un libro in particolare da consigliare. Se devo invece scegliere un libro che continuo a sfogliare quasi una volta a settimana direi che l’Hull è un must per tutti gli studenti di finanza.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Al momento credo di avere tanto da imparare ancora in ING. Credo che ci siano membri validi con cui lavoro giornalmente e da cui imparare cose nuove. Al momento sto cercando di dare il meglio in ING, ciononostante non mi precludo niente.
Che consigli daresti ai giovani neolaureati che si approcciano al mondo del lavoro e vorrebbero lavorare nel mondo bancario con respiro internazionale?
Innanzitutto approcciarsi a questo mondo con umiltà. Il mondo è pieno di giovani preparati, il fatto di esserlo è la base per avere poi possibilità di contraddistinguerti. Ci sono conoscenze di base come la padronanza della lingua e conoscenze tecniche che diventano sempre più vaste a seconda della seniority per la quale ti stai candidando. Inoltre siamo in un mondo dove i big data hanno un ruolo determinante. Ad oggi vengono utilizzati tanti tool che spesso non vengono approfonditi all’università abbastanza, ma bisogna iniziare ad avere le conoscenze tecniche per utilizzarli. Spesso bisogna approfondire questi argomenti e la padronanza di questi tool anche autonomamente avendo molta curiosità e avendo in mente l’obiettivo. Si vuole lavorare ad un certo livello? Bene, si può ma ci vuole tanto sacrificio e pazienza. Cosa consiglio? Abbiate in mente il vostro obiettivo e non abbiate paura di fare dei passi che possono sembrare non in linea con il vostro obiettivo…. Ogni step della vostra vita non è il vostro punto di arrivo ma solo uno step… fatelo e lanciatevi!
A cura di: Ludovica Baccelliere, Luigi Esposito, Riccardo Ferrante