Aldo ha 28 anni, si è laureato in Economia Aziendale alla Federico II con master alla Hult Internation Business School a Boston e attualmente lavora presso MongoDB come Account Development Representative con un contratto a tempo indeterminato.
Anche se sono trascorsi diversi anni dal conseguimento della tua laurea triennale in Economia Aziendale, parlaci del tuo percorso universitario e delle motivazioni che ti hanno spinto a scegliere questa facoltà.
Ricordo molto bene quei tre anni altalenanti nei quali un giorno pensi di farcela, e il giorno dopo pensi il contrario. Personalmente, sono sempre stato affascinato dal mondo degli affari e dalle figure manageriali, quindi ho seguito una mia inclinazione. Pensavo economia mi potesse aiutare a far ragionare e darmi una base per percorrere diverse strade. A distanza di anni ho realizzato che Economia in particolare oltre che essere ottima a livello didattico, è una scuola di networking, questa abilità è critica nel mondo lavorativo.
Noto che hai conseguito un master a Cambridge (MA), alla Hult International Business School. Perché all’estero e quali differenze hai riscontrato con il sistema universitario italiano? Consigli master, per di più all’estero?
Proprio parlando con un mio amico e collega che ho scoperto la Hult. “Mi sto trasferendo negli Stati Uniti per studiare”.
Ed io ho sempre avuto il sogno degli States…due anni dopo eccomi a Boston a studiare International Business.
A livello teorico in Italia probabilmente siamo tra i migliori al mondo, la nostra pecca è l’assenza o limitatezza di progetti Hand on e canali di inserimento lavorativi. All’ estero i progetti sia individuali che di gruppo, contano quanto la teoria con il fine di preparare le basi per le diverse situazioni (soft skills) nel futuro mondo lavorativo. Sicuramente un Thumb Up per i master.
Io le esperienze all’ estero le consiglierei a priori. Bisogna andare oltre ed esplorare quello che non è familiare. Sia a Boston che a San Francisco ho conosciute persone dai più vari backgrounds, tutti con storie e motivazioni diverse, da paesi diversi. Incontrarsi con altri punti di vista non può che allargare le vedute (e le idee)
Prima di partire per il Master avevi già raggiunto un buon livello nella conoscenza della lingua inglese, anche attraverso corsi e certificazioni? Quanto conta personalmente ed in un curriculum aver raggiunto un buon livello di inglese?
Secondo me avere un buon livello di inglese è fondamentale, per capire gli altri a poter farsi capire dagli altri, ovunque.
L’unico corso di inglese che ho seguito è stato quello del Trinity College durante le elementari.
Poi in realtà’ ho continuato attraverso i testi delle canzoni, serie tv, film. Appena avevo l’opportunità mi trasferivo in Inghilterra per dei lavoretti. Sono stato sia barista, sia lavorato in un museo, sia al McDonald’s al Chicken side. In totale penso ci sarò stato un anno e mezzo tra periodo universitario e post-universitario. Questo mi ha sicuramente dato quella spinta in più’ per l’inglese parlato.
Molti in Italia sconsigliano di conseguire semplicemente una laurea breve (triennale), poiché non risulterebbe abbastanza sufficiente per il mondo del lavoro. Tu come la pensi in merito? All’estero hai ravvisato la stessa visione?
Premettendo che ci sono diversi problemi di fondo per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro in Italia, e premettendo anche che ognuno è artefice del proprio destino, direi che purtroppo le concezioni è quella.
Se ci spostiamo più’ a Nord Europa la situazione cambia, i giovani entrano nel mondo lavorativo a 22, 23 anni.
Dopo l’esperienza a Boston, ti sei occupato di Intern Marketing e successivamente hai ricoperto il ruolo di Sales Lead presso un’azienda a San Francisco. Di cosa ti occupavi principalmente?
Bellissima la mia esperienza a San Francisco per terminare gli ultimi 3 mesi del mio corso, una sede infatti si trova a Sansome Street.
Sono entrato nel Team di Aristotle quasi per caso, mentre applicavo per varie internships. Durante una festa conobbi Mario, che sarebbe poi diventato un mio amico. È lui che chiedendomi che piani avevo, mi ha messo in contatto con il founder di una start chiamata Aristotle.
All’inizio mi occupavo principalmente di trovare potenziali clienti e partners. Collaboravo con il team di PR a Los Angeles per le strategie di comunicazione.
Ma poi Adrien, il CEO, notando una propensione ad instaurare rapporti con le varie persone con cui entravamo in contatto, mi propose di passare nelle vendite una volta laureato. Da qui più è iniziata la mia vera carriera.
Questo mi ha permesso di partecipare a conferenze come Dreamforce a SF o Collision a Toronto ( con feste annesse) e conoscere C/levels and Executives. Infatti, fui invitato anche all’HQ della Samsung per un meeting.
Quale realtà americana hai preferito tra Boston e San Francisco?
Senza nulla togliere a Boston, ma la Bay Area è magica. Dal punto di vista lavorativo, ci sono tantissime aziende quindi tante opportunità’ ma anche una competizione feroce. Ogni giorno ci sono networking events nelle varie sedi delle tech companies dove è possibile stringere ottime relazioni.
Personalmente amo San Francisco per le attività free, per la scena musicale, per i parchi, i panorami e soprattutto per la diversità’.
Qui è nato il movimento Hippie, quindi ti fa capire quanto è liberale San Francisco. Ci credete che esista un Uber eat per la delivery di weed? Per noi sarebbe assurda una cosa del genere.
Comunque non è tutto oro quel che luccica, è la città’ più’ costosa degli stati uniti con affitti esorbitanti. Il problema dei senzatetto è molto serio
Da quanto osservato, attualmente risiedi a Dublino, ma prima di lavorare presso l’azienda MongoDB, hai ricoperto il ruolo di Business Development Consultant presso l’azienda Oracle. Nella descrizione specifichi “Italian Market”. In che cosa consisteva effettivamente il tuo ruolo?
Mi occupavo di capire se ci fossero opportunità’ di business per Oracle, in determinate Accounts strategici sul territorio italiano (tipo Barilla o Prada per esempio).
E’ un lavoro di pipeline generation, in pratica mappare gli account, capire la struttura delle varie divisioni, leggere i report annuali per imparare le strategie e breve e lungo temine, individuare i decision makers per poi cercare di avere delle discussioni per capire i possibili problemi dei processi aziendali e come la tecnologia può’ aiutare a risolverli. Tutto ciò’ in collaborazione con il Sales e marketing team sul campo in Italia.
Come detto prima, attualmente ti trovi a Dublino. Cos’è e cosa fa l’Account Development Representative?
Se sei un’azienda che hai intenzione o sta pensando di utilizzare il nostro database, probabilmente parlerai con me. Quindi faccio parte della struttura commerciale
In pratica ogni giorno partecipo a riunioni con varie aziende dove cerco di imparare di più’ sui loro progetti, gli obiettivi, cosa li spinge ad agire in modo tale poi di poter costruire un caso basato sul valore della soluzione. Per farla semplice, faccio domande.
Qui non mi occupo solo del territorio italiano ma di tutta la regione Emea, Nord America e America Latina. Dalle piccole e medie aziende, alle grandi Enterprise.
In questo arco di tempo hai svolto qualche attività extra-lavorativa? Se sì, quale?
Direi di no, poi con il covid, ancora meno.
Parlaci della tua routine.
La mia vita è un pendolo tra meeting interni e meeting con potenziali clienti. Quindi niente di pazzesco. L’importante è trovare il modo di scaricare lo stress. Ed ancora più’ importante è la filosofia del Work Hard Play Harder.
Sogni nel cassetto…chi non ne ha… La tua carriera sembra procedere a gonfie vele, che augurio senti di farti per il futuro?
L’unico augurio che sento di farmi è quello di non perdere mai la determinazione e di non farmi mai abbattere dai fallimenti ma solo imparare da questi. Penso sia’ la mentalità’ che fa la differenza. Poi tutto può’ accadere.
Tornando indietro nel tempo, rifaresti tutto oppure cambieresti qualcosa?
Sono abbastanza contento di come stiano andando le cose, forse partirei uno o due anni prima di quando l’ho fatto.
Che consiglio ti senti di dare ai ragazzi che a breve sbarcheranno nel mondo lavorativo? E a coloro che, invece, hanno appena iniziato il percorso universitario?
A causa di questa pandemia, tutto si è spostato su remoto, inclusi i processi di selezionamento, ciò’ vuol dire che si ha maggior accesso a maggiori opportunità’, non solo in Italia.
Suggerirei quindi prendere familiarità’ con i colloqui virtuali , di conseguenza di essere aperti ad esperienze in Europa.
Ragazzi, ho fatto tanti colloqui per il quale non sono stato chiamato. Non fatevi abbattere dai “no” ma cercate di imparare a capire cosa potreste fare o dire meglio la prossima volta.
Per chi invece ha appena iniziato gli studi universitari, consiglierei di fare tante amicizie con altri studenti e di trovare un gruppetto di amici affiatati con i quali spronarsi a vicenda durante il percorso.
Se potete, fate esperienza all’ estero sia con programmi tipo l’Erasmus sia magari trasferendosi durante il periodo estivo in un altro paese per dei lavoretti. Vi aprirà la mente e vi divertirete un sacco.
A cura di Ludovica Baccelliere e Federica Vertolomo.