Beatrice ha 27 anni, e si è laureata in Economics&Finance alla Federico II e attualmente lavora presso Procter & Gamble dove ricopre il ruolo di Supply Chain Specialist, con un contratto a tempo indeterminato.
Partiamo dal tuo percorso triennale. Cosa ti ha motivato a scegliere Economia?
La scelta è nata da due riflessioni: la prima legata alla volontà di integrare il mio sapere in ambito umanistico, ho frequentato il liceo classico, con competenze scientifiche. Economia mi è sembrata la sintesi perfetta: esami di diritto, scienze sociali e storia affiancati allo studio di statistica e matematica. La seconda, legata alle mie propensioni caratteriali. Ho riflettuto su quale facoltà avrebbe potuto meglio convogliare, in un futuro lavorativo, alcune delle mie skills già emerse al liceo, tra queste la flessibilità, il dinamismo e una discreta capacità di leadership.
Ci sono stati degli esami che ti hanno indirizzata verso Economics and Finance?
A seguito di una esperienza lavorativa all’estero, a Rotterdam presso Unilever, ho immaginato un futuro in una prospettiva europea, volevo approfondire le conoscenze statistiche ed economiche.in uno spazio più ampio e proseguire i miei studi in lingua inglese. Gli esami che hanno confortato la mia scelta sono stati: Econometrics e Advanced Macroeconomics, sono sempre stata un’appassionata di statistica per la capacità della materia di esplicare teorie con dati reali e di Macroeconomia perché capace di trovare connessioni logico-matematiche ad eventi storici e sociali.
Come è stato il primo anno di magistrale? Hai incontrato delle difficoltà? Se sì, quali?
Il mio percorso di studi era stato completamente differente da quello richiesto dal LMEF. Con il liceo classico non avevo sviluppato competenze matematiche solide e alla triennale di Economia e finanze l’esame di matematica risaliva al primo anno. Per affrontare il percorso della magistrale ho dovuto lavorare sodo e rapidamente colmare le mie lacune, sicuramente il supporto dei colleghi di corso è’ stato fondamentale. Quello che è emerso è che nonostante i curricula e le personalità siano estremamente eterogenee, il comun denominatore degli iscritti al MEF è la capacità di affrontare situazioni complesse senza perdersi d’animo, quello che si chiama resilienza.
Il titolo della tua tesi è The macroeconomic impact of e-commerce in the EU Digital Single Market: an empirical study. Perché questo tema?
Ho sempre avuto una predilezione per lo studio della macroeconomia perché permette di unire tematiche di sviluppo sociale ai numeri. Sono appassionata di innovazioni tecnologiche e di retail e ho indirizzato la mia tesi su un topic molto attuale che unisce le conoscenze acquisite durante il MEF ai miei interessi personali e che potesse essere un argomento valido durante i colloqui di lavoro. Nello specifico, ho analizzato la correlazione tra la diffusione della banda larga e il volume dell’e-commerce come motori di crescita del PIL dei paese dell’Unione Europea.
Durante la tua carriera accademica sei stata parte integrante di Aiesec. Ci parli di questa realtà associativa?
Ho fatto parte di AIESEC, la più grande organizzazione internazionale al mondo interamente gestita da studenti, per circa tre anni passando da team member a Presidente. Ho anche preso parte ad uno stage all’estero in Romania. È stata una delle esperienze più importanti della mia carriera universitaria, è stata una palestra per agire delle dinamiche che ora fanno parte della mia routine: lavorare per obiettivi, imparare a settarli con tempistiche a breve termine, lavorare in gruppo. Mi sono divertita e mi ha dato l’opportunità di creare un network stimolante.
Al termine della triennale hai svolto un Internship presso Unilever. In cosa è consistito? Come è stata la tua prima esperienza all’estero?
Per sei mesi ho lavorato come Assistant Brand Manager nel HQ Europeo in Olanda. Mi sono occupata di seguire lo sviluppo di un prodotto: dall’idea al lancio sul mercato e post: analisi di mercato, trends investigation, competitors benchmarking, post launch evaluation analysis. Grazie a questa esperienza ho capito il mio interesse a lavorare in ambito retail. Lavorare all’estero mi ha aiutata ad abbattere muri di formalità prestrutturati dalla nostra cultura lavorativa italiana e a vedere i manager non come entità astratte e superiori ma come interlocutori da cui imparare e con cui collaborare per ottimizzare i processi. Il rispetto del ruolo è fondamentale ma il timore reverenziale, forse imposto dalla cultura aziendale italiana, è un ostacolo per lo sviluppo di una sana ed efficiente crescita personale e professionale.
Sei stata Co-Founder di una Start-up. Come è maturata l’idea di creare un’impresa da zero?
Parlando con alcuni colleghi di Unilever ci siamo resi conto di essere appassionati di retail e omnicanalità’. Così abbiamo deciso di creare una piattaforma di consulenza dove poter distribuire, previa subscription, reports che unissero innovazione tecnologia al mondo retail. La start-up è stata incubata dall’ESSEC Business school e abbiamo avuto l’opportunità di collaborare con partner come Carrefour e alcune aziende minori francesi. Creare un business da zero è stato complesso soprattutto perché tutti i miei collaboratori erano dislocati in diversi parte del mondo e non c’era la cultura odierna della vicinanza virtuale. L’esperienza mi ha dato modo di imparare l’evoluzione di un progetto dalla A alla Z.
Hai lavorato in Fendi per due anni. Quali sono i ruoli che hai ricoperto in questa azienda?
Grazie al supporto dell’IPE, che aveva tenuto un corso alla Federico II, ho avuto la possibilità di effettuare i colloqui per uno Stage in Internal Control nel HQ di Fendi a Roma. Dopo averli superati con successo, per sei mesi ho affiancato il capo EMEI Internal Control con analisi di risk management per il controllo dell’aderenza degli store europei alle policy interne. Successivamente ho effettuato una sostituzione maternità’ nel team di Business Control come Inventory controller Europe lavorando sul mensile controllo dei P&L per la parte di vendita e stock depreciation e sul Budget dell’anno successivo lavorando direttamente con il mio manager e con il CFO.
Ora lavori in P&G come Supply Chain Planning Specialist. Di cosa ti occupi?
Attualmente mi occupo di gestire e pianificare tutti i trasporti di merce da uno dei nostri distribution center in Francia all’Inghilterra e Irlanda gestendo la linea con volume maggiore d’Europa. E’ un lavoro dinamico e stimolante che implica non solo l’analisi dei forecasts di produzione su cui basare le spedizioni, ma anche controllo dei KPI, analisi dei P&L, gestione dei corrieri, e grande capacità di stress management e problem solving. Essendo il Trasporto anello finale della supply chain, da noi dipende la corretta esecuzione e la finalizzazione del lavoro di molti team e questo comporta una grande responsabilità’ e capacità di aggirare gli ostacoli in modo smart per essere efficaci ed efficienti nei tempi stabiliti. Inoltre, essendo P&G una delle Top 5 nella classifica Supply Chain Masters di Gartner, sono coinvolta nei processi di innovazione per lo sviluppo di nuove tecnologie e l’implementazione di KPI di business. Ora sono pilot leader per un’innovazione che permetterà’ a tutti i planner d’Europa di ottimizzare le tempistiche di alcune loro tasks giornaliere.
Quali sono state le principali differenze che hai riscontrato tra il mondo del lavoro italiano e quello estero?
In Italia c’e’ un forte rispetto per l’organigramma. All’estero non importa il tuo livello di juniority, se hai una idea valida viene accolta e supportata con tempistiche molto più brevi. All’estero l’età’ media dei manager e’ molto più bassa rispetto quella del nostro paese, questo facilita anche la possibilità di creare un career path che punti ad una crescita verticale nel breve termine.
Parlaci della tua routine.
La mia routine è non avere routine. Come si può’ comprendere dalla mia esperienza non sono mai stata ferma, ho sempre cercato di fare qualcosa. Questo si applica sia alla mia vita professionale sia alla sfera privata. Cerco di lavorare sempre su progetti nuovi, inoltre sono una grande appassionata di musica e nei buchi di tempo sto cercando di imparare a suonare la chitarra e ho fondato un blog, Bardzo Vinyl, nel quale raccolgo interviste a collezionisti di vinili in giro per la Polonia e non solo. Lo sport mi aiuta ad avere uno stile di vita equilibrato e soprattutto mi aiuta a non perdere mai motivazione anche in un periodo difficile come questo attuale della pandemia.
Se dovessi scegliere in quale posto ritornare, dove andresti? Perché?
Attualmente vivo a Varsavia ed è il luogo in cui fino ad ora mi sono trovata meglio. La città’ è’ in continuo sviluppo, gli stipendi sono equiparati al resto d’Europa ma il costo della vita è basso. Ci sono moltissimi giovani e opportunita continue per conoscere persone interessanti.
Quali sono i libri che uno studente di economia deve assolutamente leggere?
Il mio suggerimento è “No More MR Nice Guy” di Glover Robert A. Un libro sul self-development. Nel mondo del lavoro è naturale, soprattutto quandi si è agli inizi, essere distanti e attenti a chi occupa una posizione di maggiore rilievo. Dalla mia esperienza ho compreso invece che sono proprio i manager a rispettare maggiormente uno junior che sa fare push back, con le dovute argomentazioni, quando ritiene che una determinata task o un determinato progetto non sia di beneficio per la crescita aziendale. Questo libro tratta questo aspetto a 360 gradi, vita lavorativa e vita privata si intrecciano dal momento che spesso tendiamo a riproporre dei pattern del nostro carattere personale anche nella vita lavorativa: siamo troppo accondiscendenti nella vita privata? Con grande probabilità’ lo saremo anche sul lavoro. È possibile cambiare? Bisogna esserne coscienti così da lavorare su se stessi.
Cosa suggerisci agli studenti sia in ambito universitario che lavorativo?
In ambito universitario, non perdete tempo, lì fuori c’è un mondo che già pianifica le next innovations per il 2023. Siate determinati, abbiate sempre uno sguardo verso l’obiettivo e raramente vi demoralizzerete. Cercate di sfruttare tutte le occasioni di crescita: stage, Erasmus, vita associativa. Queste esperienze vi aiuteranno a costruire un CV solido e differenziato rispetto quello dei vostri colleghi. In ambito lavorativo, cercate di acquisire un knowledge diversificato. Non vi focalizzate su un determinato tipo di lavoro, quello fatto per voi arriverà’ inaspettatamente dopo aver per anni lavorato in posti diversi e lo capirete perché non solo non vorrete cambiare, ma vorrete fare di tutto per restare e dare il meglio di voi. Infine, cercate di fare esperienza di lavoro all’estero. Vi aprirà’ la mente e vi permetterà’ di non accontentarvi di fronte situazioni lavorative difficili e stagnanti.
Dove ti vedi tra 10 anni?
Tra 10 anni spero di essere diventata una versione migliore di me stessa. Come disse Matthew McConaughey durante il discorso agli Oscar: “Il mio eroe sono me tra dieci anni”. Non mi accontento mai ed ogni volta che so di essere in una situazione di comfort, ricerco dove poter direzionare le mie scelte per crescere. Tra 10 anni spero di essere una leader nel mio settore, di poter condividere il mio knowledge con i più giovani e allo stesso tempo di apprendere da loro nuove nozioni e tecnologie che ancora devono essere scoperte. Spero anche di godermi il frutto del mio duro lavoro perche no, magari rilassandomi su una spiaggia in Brasile ascoltando della buona musica.
A cura del team di Memoria di Forma, formato da Ludovica Baccelliere, Giovanni Carannante, Alessandro Garbucci, Nunzio Visone, Federica Vertolomo, Vincenzo Succoia, Daniele Muccio, Salvatore Cristiano, Emanuele Piccinella, Maria Francesca Martino e Giuseppe Piccolo.
One Reply on “Nella Supply Chain: Beatrice Rossano, Procter and Gamble”
Complimenti per la bella intervista, da diffondere assolutamente tra I giovani studenti, e congratulazioni per la tua carriera. Ad majors dal tuo vecchio prof di statistica