Lunedì 20 aprile il prezzo del contratto future con scadenza a maggio del petrolio, ha toccato il livello più basso di sempre, -37$ al barile (-305%).
Un accordo tra OPEC e Russia potrebbe portare a un calo del 10% della produzione, per sostenere i prezzi.
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La crisi da COVID-19 colpisce tutti i settori, anche quelli storicamente più solidi. Lunedì 20 aprile il prezzo del contratto future con scadenza a maggio sul petrolio WTI, quello estratto nei deserti americani, ha toccato il livello più basso di sempre, -37,63 dollari al barile (-305%); un evento epocale che ha portato confusione nei mercati: centinaia di trader esperti, prevedendo un rimbalzo del titolo, hanno aperto posizioni long sul contratto quando il prezzo era prossimo allo 0, essendo uno shock reale la quotazione ha continuato a scendere bruciando i capitali degli investitori.
Il future è un contratto derivato in cui le parti concordano in anticipo il prezzo di una transazione che avverrà in futuro, riducendo l’incertezza, o con l’obiettivo di speculare sulle differenze createsi tra il prezzo pattuito e quello di mercato nel momento in cui la transazione si verifica.
Il problema risale al mese di Marzo, quando, a causa della guerra commerciale tra i maggiori produttori di petrolio al mondo, l’Arabia Saudita aumenta l’estrazione per danneggiare russi e americani, portando una discesa del 30% in un giorno del prezzo del barile. In seguito alla drastica contrazione dei trasporti nel mondo, la domanda di petrolio è diminuita fino a risultare quasi nulla, portando uno shock di domanda e una precipitazione dei prezzi. Conseguentemente all’assenza di domanda i produttori sono costretti ad accumulare l’invenduto fino ad esaurire lo spazio fisico per immagazzinare la produzione.
La comunione di questi fattori ha portato le aziende che estraggono greggio nella situazione di pagare per disfarsi dei barili non richiesti dalle raffinerie. Dato che la situazione sembra dilungarsi ne risentono anche i contratti con scadenza a giugno e luglio, i quali mantengono prezzi positivi, ma non meno allarmanti (10 e 20 $ circa).
Nei prossimi mesi, un accordo tra OPEC e Russia, potrebbe portare un calo del 10% della produzione, così da sostenere i prezzi. Il vero problema risiede nei produttori privati americani, difficili da controllare, e che, senza aiuti statali, rischiano il fallimento.
a cura di Andrea Crispino e Francesco Lavitrano